Newsletter 55 - pdf - Maggio 2017
** Riceviamo questa nota informativa  
da un Amico di PonSinMor da Caracas  
e volentieri pubblichiamo 
LA SITUAZIONE IN VENEZUELA:
LE VIOLENZE DELL’OPPOSIZIONE, LA CONTROMOSSA DI MADURO E LA MANIPOLAZIONE DEI MEDIA
Attilio Folliero, Caracas 03/05/2017  
– Aggiornato 11/05/2017 
Da circa un mese, ed esattamente dal 6 aprile in   alcune zone del Venezuela sono in corso manifestazioni di protesta portate   avanti dalla coalizione di partiti che si oppongono al Governo di Nicolas   Maduro. 
Tali manifestazioni spesso sono sfociate in violenti   disordini che hanno provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33 morti,   centinaia di feriti, qualche migliaio di persone fermate ed arrestate, danni   ingenti per milioni e milioni di dollari. 
Tranne rari casi, tali manifestazioni sono sempre   state concentrate nelle zone dei quartieri bene di Caracas e qualche altra   città del Venezuela. Fin da quando Hugo Chávez è salito al Governo nel 1999,   hanno protestato contro di lui sempre e solo le classi più ricche, la classe   alta e settori delle classi medie. 
L’avversione della classe media ai governi di Chávez   e Maduro 
Queste classi non hanno mai accettato la politica di   Hugo Chávez prima e di Nicolas Maduro poi, incentrata sulla redistribuzione   in maniera più equa delle ricchezze dello stato; non hanno mai accettato che   il Governo "sperperasse" - a loro dire - ingenti risorse per le   classi più povere, da sempre emarginate ed abbandonate a vivere nella più   totale miseria. 
Questo è il punto vero. Le classi più ricche, la   classe alta e le classi medie di questo paese non hanno digerito che i   governi socialdemocratici di Chávez e Maduro (1)   investissero ingenti risorse per permet-tere a tutti di usufruire di una   istruzione gratuita e di qualità fino ai più alti livelli (scuola, università   e studi post universitari); per incentivare la sanità pubblica, in modo da   permettere a tutti di potersi cu-rare, anche a chi non ha i mezzi economici   per accedere alle costosissime cliniche private; milioni di case popolari   costruite per i più emarginati e da sempre condannati a vivere nelle   baraccopoli, nei cin-turoni della miseria che affollano le grandi città del   Venezuela. Ad oggi, il programma statale dedicato alla costruzione di case   popolari (denominato "Gran Misión Vivienda Venezuela") ha   consegnato un milione e seicentomila appartamenti ad altrettante famiglie che   vivevano nelle baraccopoli e che mai avrebbero potuto acquistare un   appartamento. 
Questa classe media che protesta non ha mai digerito   che lo stato distribuisca alimenti di prima neces-sità a prezzi regolati,   prima attraverso i negozi statali appositamente costituiti (Rete Mercal, Rete   PDV-AL e Supermercati Bicentenario) ed oggi attraverso i CLAP. Il Governo ha   creato i CLAP per superare gli inconvenienti, come le code lunghissime che si   formavano davanti ai negozi statali, che ad un certo punto della "guerra   economica", scatenata dalle oligarchie, erano gli unici a distribuire   prodotti di pri-
ma necessità   a prezzi normali; tutti gli altri negozi privati, soprattutto i grandi   supermercati, prima hanno cessato di vendere, in tutto, o in parte, o a   rotazione, i principali prodotti alimentari e poi, quan-do sono tornati a   venderli, i loro prezzi per essere talmente alti erano impagabili dalla   stragrande mag-gioranza della popolazione. 
Il Governo, nel 2016 per far fronte alle tante   difficoltà che incontrava il popolo per approviggionarsi di alimenti ha   creato i CLAP, Comitati Locali di Distribuzione e Produzione degli   Alimenti, ovvero la di-stribuzione a prezzi normali, direttamente a   domicilio, di un pacco contenete i principali prodotti ali-mentari; della distribuzione   si incarica direttamente il potere popolare organizzato attraverso i Consigli   Comunali (Consejos Comunales), che dopo aver provveduto al censo delle   famiglie interessate a riceve-re il pacco a prezzo controllato, provvede alla   consegna direttamente a domicilio. Il pacco che arriva una volta al mese,   contiene alimenti per circa 18 Kg; l'ultimo che ha ricevuto lo scrivente, lo   scorso 21 aprile conteneva: 4 Kg di riso, 3 Kg di pasta, 2 Kg di farina di   mais, 2 Kg di fagioli, 1 Kg di lenticchie, 1 Kg di latte in polvere, 1 Kg di   zucchero, mezza dozzina di scatolette di tonno da 140 grammi cadauna, 1 litro   di olio di girasole ed ancora ketchup, maionese, sale... 
Il prezzo di vendita del pacco è di 10.500 bs ed   include anche una piccola quota per il trasporto della merce. Per avere una   idea di quanto sia il risparmio per le famiglie, basta dire che un Kg di   pasta, in un qualsiasi negozio costa non meno di 10.000 bs, oppure un Kg di   latte in polvere può arrivare a superare le 15.000 bs. Tale forma di   distribuzione raggiunge mensilmente più di 6 milioni di famiglie. Ovvia-mente   il CLAP non solo permette di accedere ai prodotti alimentari di prima   necessità a prezzi soppor-tabili, ma smonta l'idea, diffusa soprattutto a   livello internazionale, che in Venezuela ci sia una emer-genza umanitaria, un   intero popolo che muore di fame! Il pacco CLAP non è sufficiente per   alimentare in modo soddisfacente, ma sicuramente impedisce che qualcuno possa   morire di fame. Insomma in Venezuela, a differenza della opinione diffusa dai   media locali e internazionali, nessuno muore di fame. Forse a morire di fame   è proprio qualche membro della classe media, per il quale odio e fanatismo   gli impediscono di accedere a qualsiasi iniziativa portata avanti dal   Governo. 
Riassumendo per l'opposizione e le classi che   rappresenta è uno spreco enorme proteggere il popolo dall'inflazione e dalla   fame; è uno spreco investire in ospedali pubblici, permettendo a tutti di   curarsi; è uno spreco investire nell’istruzione pubblica e permettere, per   esempio a 3 milioni di giovani di poter accedere gratuitamente agli studi   universitari; è uno spreco investire in case popolari per permettere a   milioni di persone di vivere in una casa dignitosa; per non parlare dello   "spreco" - sempre secondo l'opposizione e le classi ricche – in cui   incorre il governo nel consegnare un computer portatile (deno-
minato   "Canaimita") agli studenti di ogni ordine e grado delle scuole   pubbliche; è uno spreco dare la pensione a 3 milioni di persone; durante la   IV Repubblica, prima di Chávez, i pensionati erano solo qualche centinaio di   migliaia. Ovviamente l'elenco degli "sprechi" - sempre secondo le   classi ricche - sarebbe lunghissimo, includendo le nazionalizzazioni di   imprese che producono o offrono servizi pub-blici essenziali (elettricità,   telefonia, satelliti, TV, ferrovie, banche, cemento, ferro, acciaio, ...), o   l’assistenza alle persone più disagiate, o agli animali. 
Tra le tante iniziative meritevoli di essere   segnalate (Vedasi l’elenco   delle missioni), ci sono due che mi preme segnalare: la Missione Negra   Hipolita, che si occupa del recupero degli indigenti che vi-vono   abbandonati nelle strade e la Missione Nevado, che si occupa dell'assistenza   agli animali. In parti-colare, quest’ultima missione voluta da Chávez è   speciale e mostra il grado di umanità e sensibilità del defunto governante   venezuelano. 
In ogni regione sono sorti punti di assistenza per   gli animali, con medici veterinari qualificati. Lo scri-vente ha usufruito   due volte della Missione Nevado, i cui veterinari si sono presi cura   amorevolmente di due pappagalli ammalati. La seconda volta che si rivolgeva a   tale missione ha portato in visita un pap-pagallo di soli 4/5 mesi appena   accolto in casa che durante la sua prima notte ha avuto conati di vomito e   presentava, segni di maltratto. Alla sede di Caracas della Missione Nevado,   il pappagallo è stato visita-to con urgenza ed il veterinario che lo ha   visitato con grande attenzione e professionalità gli ha imme-diatamente   riversato tantissimo affetto, abbracciandolo e baciandolo; insomma un medico   che mostra-va di amare gli animali. 
Questa missione offre assistenza medica per tutti   gli animali che vengono portati a questi centri, per esempio ai cani randagi,   ai cani della strada. Ma tale missione non si limita all'assistenza   sanitaria, in-fatti svolge campagne di sensibilizzazione a favore degli   animali, oppure offre accoglienza per gli ani-mali abbandonati. Ovviamente,   per le classi ricche investire soldi per l’assistenza sanitaria degli animali   è un enorme spreco di denaro pubblico. 
Il modello di società secondo le classi ricche 
Il modello di società che vorrebbero le classi   ricche venezuelane è chiaro: un minimo intervento dello stato nell'economia,   lasciando agire indisturbata la mano invisibile del mercato. Tutte o quasi le   risorse dello stato dovrebbero andare, come era in passato, alle classi   imprenditoriali, alla borghesia; prospe-rando l'attività imprenditoriale,   questa assicurerebbe il lavoro a tutti e tutti, grazie ai frutti del loro   la-voro potrebbero pagarsi gli studi in scuole e università private, curarsi   in cliniche private, attraverso una assicurazione sanitaria ovviamente   privata e per assicurarsi una giusta e meritata pensione i lavo-ratori   dovrebbero sottoscrivere una polizza assicurativa ovviamente privata. E tutti   vivrebbero felici e contenti, come nella IV Repubblica, quando, secondo   statistiche della Banca Centrale del Ve-nezuela (all'epoca   ovviamente diretta dall'oligarchia) nel secondo semestre del 1996 si arrivò   ad avere quasi l'86% della popolazione in povertà ed oltre il 65% in miseria;   meno del 15% della popolazione faceva parte della classe media ed alta. Era   questa classe che si spartiva tutte le risorse del paese e che oggi si   ribella. 
Con l'avvento di Chávez queste risorse - come visto   - sono state redistribuite in maniera più equa, de-terminando una opposizione   al suo governo sempre più violenta da parte delle classi più ricche.   Ov-viamente l'oligarchia grazie al possesso della maggior parte dei mezzi di   comunicazione è riuscita a por-tare alla propria causa anche settori del   proletariato e della classe media che si sono beneficiati delle opere del   governo.  
Successivamente   con la morte di Chávez e l'avvento al potere di un semplice operaio, un   conduttore di autobus pubblici, l'avversione si è ingigantita. La popolarità   di Maduro è andata diminuendo a causa di vari errori commessi dal suo   governo, per la grave crisi economica che attraversa il paese e per la “guerra economica”   scatenata dall'oligarchia. L’oligarchia ha scatenato una vera e propria   guerra economica, col fine di accrescere il malcontento nel popolo e   convincerlo a votare contro il governo ed a favore dei rappresentanti   dell'oligarchia e delle classi medie. 
Ed è precisamente quello che è successo nel dicembre   del 2015, quando il popolo ha votato maggiorita-riamente a favore dei partiti   di opposizione che hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in   Parlamento grazie al sistema elettorale maggioritario. Dopo quella vittoria,   l'opposizione pensava di riprendersi prontamente la Presidenza della   Repubblica ed il potere esecutivo. 
Il vero obiettivo dell’opposizione 
A questo punto è necessario fare una considerazione   importante. L'opposizione vuole il potere, ma non vuole essere la   continuazione legale del Governo di Maduro. 
L'ideologia alla base dell'opposizione è chiaramente   neoliberale, quindi una volta al potere privatizze-rebbe tutto quanto è   possibile privatizzare, bloccherebbe l’aumento di stipendi e pensioni,   aumente-rebbe l'età pensionabile, aumenterebbe l'orario di lavoro,   aumenterebbe i prezzi di beni e servizi pub-blici, ecc... tutti provvedimenti   previsti dal loro programma. 
Il loro eventuale arrivo al potere non potrebbe però   disconoscere e smantellare tutti i diritti acquisiti dalle classi più deboli   e l’impalcatura dello stato creato dal chavismo perché previsto in   costituzione; ovviamente una riforma della costituzione va oltre la semplice   maggioranza di governo. Inoltre, va ag-giunto che i governi di Chávez e   Maduro hanno stretto accordi internazionali, hanno contratto debiti ed hanno   ottenuto investimenti da paesi, come Russia e Cina, e multinazionali varie. 
L'opposizione, ovvero l'oligarchia che sta dietro i   partiti di opposizione non vuole arrivare al governo per la via elettorale,   per la semplice ragione che in questo modo sarebbe la continuazione legale e   costi-tuzionale dei tanto avversati "regimi" di Chávez e Maduro e   pertanto non potrebbe disconoscere e smantellare tutti i benefici ottenuti   dal popolo e che sono previsti nella Costituzione e tanto meno po-trebbe   disconoscere i contratti firmati con paesi come Cina o Russia e   multinazionali non gradite all'opposizione. L’opposizione arrivando al   potere per le vie legali sarebbe obbligata a ri-spettare questi contratti e   questi accordi non graditi, pena per il Venezuela ritrovarsi invi-schiato   in lunghi e costosi processi internazionali; per esempio si ritroverebbe a   dover affrontare vari ricorsi presso il    "Centro internazionale per il regolamento delle controversie   relative ad investimen-ti", ICSID per la sigla in inglese di   "International Centre for Settlement of Investment Disputes" o CIADI,   in spagnolo. 
Il mancato svolgimento del referendum revocatorio 
L'opposizione, dunque non vuole arrivare al potere per   le vie legali, attraverso le elezioni. Non ha voluto il referendum   revocatorio proprio per questo motivo ed ha fatto di tutto affinché non si   svolgesse. Pre-ciso, che quando parlo di opposizione mi riferisco ai   leader dei partiti di opposione e all’oligarchia che sta dietro tali partiti.   La gran maggioranza della popolazione che appoggia i partiti di opposizione   sicuramente voleva il referendum. 
Il referendum revocatorio ha meccanismi e tempi   rigidamente stabiliti da leggi e regolamenti elettorali. La Costituzione (Articolo 72)   stabilisce che si può richiedere il referendum revocatorio del presidente dal   momento in cui si compiono i tre anni dall'insediamento e deve darsi entro   l'anno successivo. Va 
aggiunto che   in caso di revoca del presidente, tramite referendum, si procede   immediatamente alla ele-zione del nuovo presidente; va detto anche che nel   caso in cui il referendum si dovesse dare dopo l'anno previsto, il presidente   sarebbe revocato, ma il vicepresidente porterebbe a termine il mandato. 
L'opposizione ovviamente conosceva le regole, ma   invece di iniziare le procedure per l'indizione del referendum a gennaio del   2016, comincia con 3 mesi di ritardo ed inoltre fa di tutto affinché non   venga celebrato. 
Va specificato ulteriormente che per calcolare il   compimento dei tre anni bisognava partire non dal momento dell’insediamento   di Maduro, ma dall’insediamento di Hugo Chavez. Il presidente eletto du-ra in   in carica 6 anni, però in caso di morte prematura (o assenza per qualsiasi   altro motivo) il vicepre-sidente porta a termine il periodo presidenziale nel   caso manchino meno di tre anni allo scadere del mandato del presidente   deceduto; nel caso manchino più di tre anni si provvede ad eleggere un nuovo   presidente, che rimane in carica fino alla fine del periodo presidenziale   originario. 
Il periodo presidenziale di Hugo Chavez inizia il 10   gennaio del 2013, con scadenza gennaio 2019; Cha-vez muore il 5 marzo, quindi   si procede alla nuova elezione in aprile 2013, quando appunto viene eletto   Maduro, che rimarrà in carica fino a gennaio 2019, quando si insedierà il   nuovo presidente eletto. 
Il 10 gennaio 2016 è la data in cui si compie la   metà del mandato presidenziale ed è da questo momento che si può chiedere il   referendum revocatorio. L’opposizione, invece inizia la procedura nel mese di   Aprile. 
Per darsi il referendum, la legge prevede che l'1% degli   elettori (ossia circa 200.000 elettori) richieda all'organo elettorale (CNE,   Consiglio Nazionale Elettorale) di avviare le procedure per indire il   referen-dum. Una volta ricevuta tale richiesta il CNE avvia la raccolta delle   firme per indire il referendum; è necessario raccogliere le firme del 20%   degli elettori. Una volta raccolte, il CNE indice il referendum. I tempi si   allungano per il fatto che un apposito ufficio del CNE deve controllare la   veridicità delle firme una per una. 
L'opposizione prima di tutto inizia il meccanismo   con 3 mesi di ritardo ed invia al CNE le firme raccolte il 12 aprile del   2016. Sarebbe opportuno che i leader dell’opposizione spiegassero per quale   ragione hanno avviato il meccanismo di richiesta del referendum con tre mesi   di ritardo. 
Le firme inviate al CNE non sono le necessarie   200.000 ma quasi due milioni. Per quale motivo invia-no al CNE 2 milioni e   non 200.000? Per cautelarsi di fronte a qualche firma rifiutata? Se questo è   il motivo, statisticamente parlando era suffciente raccogliere un 10% in più   e si era tranquilli. Inviando tante firme in più ovviamente si dilungano i   tempi per controllare la loro veridicità. 
Durante la fase del controllo di queste firme, oltre   a dilungarsi i tempi si scopre che migliaia e migliaia sono false; ci sono   firme di minori, firme di persone decedute, carcerati; inoltre migliaia e   migliaia sono le sostituzioni di persone... insomma c'erano all’incerca mezzo   milione di firme irregolari e gli estremi per la denuncia e l’arresto dei principali   membri dei partiti di opposizione per frode in atto pubblico. Per quale   motivo si consegnano tante firme false, pur sapendo che sarebbero state   scoperte? 
Il meccanismo del referendum prevede, infatti che le   firme siano verificate una ad una e pubblicate; pertanto chiunque poteva   controllare ed effettuare il relativo reclamo. Migliaia e migliaia sono state   le denunce di persone che asserivano di non aver firmato, pur apparendo il   proprio nome tra i firmatari. Di fronte a tante denuncie e tante firme false,   il CNE ha chiamato i firmatari a ratificare la firma. I tem-pi si sono   dilatati e quando a settembre si poteva finalmente procedere alla fase   successiva già non c'era 
tempo per   celebrare il referendum entro l'anno previsto e l'opposizione ha definitivamente   rinunciato a chiedere il referendum. Non gli interessava revocare il   presidente per lasciare al governo il suo vice. 
È duqnue normale pensare che l'opposizione voglia   arrivare al potere non attraverso il voto, ma per la forza, attraverso la   violenza di strada, tramite un colpo di stato, attraverso una invasione   straniera e perfino attraverso una guerra civile; solo prendendo il potere in   questo modo pensa di non essere il le-gale successore dei governi di Chávez e   Maduro, disconoscendo totalmente il loro operato. 
Conclusione:   l'opposizione e l'oligarchia, che sta dietro i partiti di opposizione non   vuole elezioni. La maggioranza del popolo che appoggia l’opposizione (e che   ha tutto il diritto di avversare il governo ed appoggiare chi vuole perché in   Venezuela esiste libertà di espressione e libertà di voto) avrebbe comun-que   voluto esprimersi nel referendum. Non solo: il 65% dei   venezuelani, ossia la maggioranza della popolazione, stando ai   sondaggi ed in particolare a quelli di Hinterlaces, pensa che Maduro   debba terminare il mandato e l’elezione presidenziale debba svolgersi alla   scadenza naturale, ossia nel 2018. 
Considerando sempre i sondaggi di Hinterlaces   troviamo anche altre indicazioni: 
-   il 61% dei   venezuelani pensa che l’opposizione non sia in grado di risolvere   gli attuali problemi economici del paese, quindi anche una parte di chi   appoggia l’opposizione non crede che questi pariti siano in grado di risovere   i gravi problemi economici del paese; 
-   il 35% dei   venezuelani simpatizza per i partiti che appoggiano il Governo,   mentre il 29% sim-patizza per i partiti di opposizione; però, esiste   un 36%, che non simpatizza per nessuno; la vit-toria dell’una o dell’altra   coalizione dipende proprio dalla decisione di questi attuali “indecisi”; 
- l’87% è favorevole all’importazione di   alimenti e medicinali da parte dello stato, così come ben un 79% pensa   che il governo debba controllare i prezzi dei prodotti alimentari e quasi la   metà della popolazione (il 49%)   pensa che lo stato debba aumentare le tasse agli imprenditori. 
L’ingerenza esterna 
Nel dicembre del 2015, i partiti che conformano la   coalizione di opposizione al governo ottengono una vittoria schiacciante   nelle elezioni parlamentari e controllano saldamente il Parlamento con quasi   i due terzi dei deputati eletti. 
In due anni, dal momento della sua elezione al 2015,   la popolarità del Presidente Maduro è letteral-mente crollata e continua a   scendere anche nell’anno successivo. I motivi di questo crollo?   Indubbia-mente il Presidente commette una serie di errori (lo stesso Maduro   più volte ha ammesso di aver com-messo errori), a cui si aggiunge la grave   crisi economica, con il petrolio che scende dagli oltre 100 dolla-ri al   barile a meno di 20 (in un certo momento) e la scarsità degli alimenti dovuta   da un lato alla man-canza di dollari per poterli importare e dall'altro alla   "guerra economica", in cui oligarchi e monopolisti di questo paese   controllando la gran parte delle importazioni, della produzione e   distribuzione degli alimenti li fanno letteralmente sparire dagli scaffali   dei negozi, adducendo come scusa l'inefficienza del governo. Sul tema della   guerra economica invito a leggere “La carta igienica   come strumento di pressione politica” 
Successivamente all’elezione parlamentare, la crisi   economica continua ad aggravarsi e continua a ca-dere la fiducia del popolo   nel governo. Ad un certo punto, le opposizioni sentono di avere la   maggioran-za dalla propria parte e per non aspettare le elezioni presidenziali   del 2018 cercano di fare pressione sul governo, affinché rinunci o per essere   più esatti cercano il colpo di stato, con l'aiuto di un intervento straniero.   
Si crea l'opinione, soprattutto a livello   internazionale, che in Venezuela c'è una crisi umanitaria e quindi per   risolverla è ben visto anche l'intervento militare di una potenza straniera. 
Nel corso dell’ultimo anno ed in particola-re   dall’inizio del 2017 si intensificano le voci a livello internazionale contro   il go-verno "dittatoriale" di Maduro, che non vuole celebrare   elezioni, mentre il popolo muore di fame. Vediamo alcuni di questi   interventi. 
Il 22 gennaio del 2017 il nuovo Segreta-rio   di Stato USA, Rex Tillerson, già a capo della Exxon Mobil che   ha avuto grosse controversie col Venezuela, uscendone però   sconfitta, chiede libertà per i prigionieri politici ed un incremento delle   sanzioni per chi viola i Diritti umani in Venezuela e contro i   narcotrafficanti; aggiunge anche che gli USA debbono cooperare soprat-tutto   con paesi come Colombia e Brasile e con le organizzazioni multilaterali, come   la OEA, affinché si arrivi ad una transizione negoziata in Venezuela; e   sottolinea anche che gli USA continueranno ad ap-poggiare gli sforzi del   Segretario della OEA, Almagro, che sta cercando di attivare la "Carta   Democráti-ca Interamericana". Ricordiamo che tale meccanismo non è mai   stato applicato nella storia della OEA. 
Il 13 febbraio del 2017, gli Stati Uniti   impartiscono severe sanzioni al Vicepresidente del Venezuela, Tareck El   Aissami accusandolo di narcotraffico; tra l'altro gli congelano presunti beni   e conti che il Vi-cepresidente nega di avere! 
Il 19 marzo 2017, ancora una volta Exxon   Mobil e Conoco Phillips rinnegano le leggi venezuelane riguardanti lo   sfruttamento dei pozzi petroliferi mediante società miste, in cui il 60% è   comunque ri-servato a PDVSA, l'impresa statale venezuelana. Lo stato   Venezuelano aveva proposto che a risolvere la questione fosse chiamato il   CIADI; infatti pochi giorni prima il 10 marzo, questo organismo   internazio-nale aveva dato ragione al Venezuela. Un paese è sovrano e può   dettare le leggi che ritiene opportune, anche in tema economico. 
Il 28 marzo del 2017, 20 paesi della OEA su   un totale di 35 votano a favore di una proposta per di-scutere in ambito OEA,   come restaurare la democrazia in Venezuela. A questo riguardo bisogna dire   che si tratta di totale ingerenza in problemi interni di uno stato, ingerenza   proibita prevista dall'Artícolo 1, Comma   2 del Regolamento OEA. 
Saranno proprio le continue ingerenze da parte del   Segretario Almagro che convince-ranno il Governo di Maduro   ad uscire da questa Organizzazione. 
Il 6 aprile del 2017, l'Almirante Kurt W.   Tidd, Capo del Comando Sud degli Stati Uniti, in un suo documento inviato   alla Commissione per i Servizi Militari del Senato USA scrive:   "L'aggravarsi della crisi umanitaria in Venezuela potrebbe obbligare ad   un intervento da parte degli organismi regionali". Ed aggiunge:   "Venezuela attraversa un periodo di profonda instabilità, dovuta alla   scarsità di alimenti e medicinali, una costante incertezza politica e   l'aggravarsi della crisi economica". Ed ancora: “Nell'ulti-ma decade, Cina,   Russia e Iran hanno fortemente incrementato la sua presenza nella regione...   Questi attori globali vedono l'America Latina come opportunità per   raggiungere obiettivi a lungo termine e così avanzare in aree di interessi   incompatibili con noi e dei nostri alleati".  
E proprio a partire dal 6 aprile,   l'opposizione venezuelana sentendosi forte dell'appoggio internazio-nale e   particolarmente del Segretario della OEA, Almagro e di Kurt W. Tidd, Capo del   comando Sud degli Stati Uniti, incrementa le cosiddette manifestazioni   pacifiche, tendenti a chiedere elezioni, da un lato e la rinuncia di Maduro,   dall'altro. In realtà non si tratta di dimostrazioni pacifiche ma di manife-
stazioni di   estrema violenza che hanno provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33   morti, centinaia di feriti e danni materiali per milioni di dollari. 
Da parte dei "pacifici" manifestanti di   opposizione si registra perfino l'assalto (la sera del 20 aprile 2017) ad un   Ospedale specializzato in Ginecologia e Ostetricia, sloggiato con   l'intervento dei pompieri e dell'esercito; i militari hanno dovuto proteggere   una donna che stava partorendo proprio nel momento in cui i “pacifici   manifestanti” di opposizione stavano assaltando l'ospedale! 
Di seguito, riporto la drammatica denuncia   dell’attacco all’ospedale, attraverso Twitter, del Minsitro degli Esteri,   Delcy Rodriguez. 
La contromossa di Maduro che propone una Assemblea   Costituente 
La situazione del Venezuela è dunque difficile. In   pratica si sta rivivendo quanto accaduto in Siria. In Siria, inizialmente   l’opposizione al Governo di Bashar Al Assad protestava con manifestazioni   pacifiche; successivamente queste manifestazioni “pacifiche”, infiltrate anche   da mercenari, diventano sempre più violente, provocando anche i primi morti,   che diventeranno poi centinaia e migliaia; infine, i settori che protestavano   vengono armati e quindi la protesta violenta si trasforma in aperta guerra   civile, che dura da sei anni ormai, con centinaia di migliaia di morti. 
A vedere la similitudine tra la situazione della   Siria e la situazione attuale del Venezuela è lo stesso Ba-shar Al Assad   in una recente intervista concessa a Telesur. 
Per cercare di risolvere i problemi del Venezuela e   pacificare il paese, Maduro ha pro-posto una Assemblea Costituente. In   sostanza ha affidato al popolo la risoluzione dei problemi e la scelta del nuovo   assetto dello stato. 
L’opposizione dal momento in cui vince l’elezione   parlamentare del dicembre 2015 dice di essere mag-gioranza assoluta nel   paese; se così fosse, una volta ottenuta la maggioranza dei rappresentati   all’Assemblea Costituente, l’opposizione potrebbe procedere a smantellare lo   stato (e la Costituzione) voluto da Chávez e liberarsi anche di Maduro; è   indubbio che una volta riformata la Costituzione, attra-verso la Costituente,   si dovrà procedere alla legittimazione di tutti i poteri, quindi anche   all’elezione del nuovo presidente. 
I principali esponenti dell’opposizione per anni   hanno chiesto una nuova costituente e ciò è facilmente dimostrabile per il   fatto che in Internet rimane traccia di tutto ciò che viene espresso. In   Twitter, ad esempio possiamo leggere i tweet di importanti esponenti   dell’opposione, come Leopoldo Lopez o Ma-ria Corina Machado che a gran voce   chiedevano la Costituente. In realtà tutti i leader dell’opposione chiedevano   la Costituente per superare lo stato “socialista” voluto da Chávez e con cui   non erano mai stati d’accordo. 
Tweet di Leopoldo Lopez e Maria Corina  
Machado che chiede la Costituente 
In un articolo intitolato “Come si convoca   una As-semblea Nazionale Costituente?” ed apparso (ov-viamente in   lingua spagnola) in ProDavinci   (un sito fondato da Angel Alayón, un economista venezue-lano laureato   all’Università di Chicago, dunque un Chicago’s boy e sponsorizzato anche dal The Wall Street   Journal) l’opposizione appoggiava l’dea di una Costituente e   spiegava per filo e per segno come si convoca. 
In questo articolo l’opposizione venezuelana vede   nella Costituente la chiave per liberarsi una volta per tutte del “regime   chavista” e della Costituzione Bolivarina voluta da Chávez. 
Anche il partito Voluntad Popular, di cui è   leader Leopoldo Lopez, voleva la Costituente. 
Ad esempio, in un articolo apparso nella Rivista   digitale Informe21.com   questo partito di estrema destra propone l’elezione di una Costituente perchè   l’Assemblea Nazionale Costituente rap-presenta il massimo potere del popolo,   il potere originario. 
Anche Henrique Capriles, leader del Partito   Primero Justicia, già candidato alla Presidenza della Repubblica per due volte   (nel 2012 contro Chávez e nel 2013 contro Maduro) ed attuale Governatore   dello Stato Miranda tante volte ha parlato della necessità di una   Costituente. 
A titolo di esempio invitiamo a leggere un articolo   del quotidiano El Universal.   
Delle   richieste dell’opposizione circa una Assemblea Costitutente si facevano eco   anche i media inter-nazionali. A titolo di esempio, invitiamo a leggere   quanto scriveva lo spagnolo ABC,   che dava appun-to spazio a Henrique Capriles che non escludeva la possibilità   di una Assemblea Costituente per il 2014. 
L’opposione da sempre va dicendo che in Venezuela   non c’è democrazia, che non si permette votare e se si vota le elezioni sono   manipolate. La verità è che in Venezuela praticamente ci sono state elezioni   tutti gli anni; l’unica elezione che non si è data è il Referendum   revocatorio e – come visto prima – il motivo della mancata realizzazione è da   attribuire alla stessa opposizione. In Venezuela si è sempre votato e   l’opposizione ha anche vinto due importanti elezioni (il Referendum per la   Riforma Costitu-zionale nel 2006 e l’elezione parlamentare del 2015); in   altre occasioni ha sempre eletto sindaci, gover-natori e parlamentari;   l’opposizione è da sempre maggioranza in alcuni Municipi (in cui vive la   classe media), come Baruta e Chacao nell’Area Metrolpitana di Caracas, o a   San Diego nell’aera Metropolitana di Valencia; controlla importanti città   come Maracaibo, San Cristobal, Valencia ed ha la maggioranza, quindi elegge   il Governatore in alcune regioni, come Miranda, Lara, Amazonas e l’Area   Metropolitana di Caracas. 
La reazione dell’opposizione e la manipolazione dei   media italiani 
Sembra assurdo, ma l’opposizione che da sempre   chiedeva una Costituente di fronte all’iniziativa di Maduro che propone la   Costutuente per uscire dalla crisi in cui si imbatte il paese, si tira   indietro. L’opposizione, dunque non accetta la Costituente e parla   apertamente di un colpo di stato attuato da Maduro! 
L’aspetto più “comico” della questione è che i media   internazionali che prima si facevano eco della ri-chiesta della costituente   da parte dei leader dell’opposizione (e sopra a titolo di esempio abbiamo   ripor-tato lo spagnolo ABC) ed accusavano Maduro di essere un dittatore   perché impediva lo svolgimento di elezioni ed il ricorso alla Costituente,   oggi allineati ancora una volta con l’opposione parlano tutti di colpo di   Stato. 
Ovviamente a questo cliché non sfuggono i principali   media dell’oligarchia italiana, che per solidarietà di classe, subito dopo   aver ap-preso la notizia della proposta di Maduro dan-no ampio spazio ai   luoghi comuni dei leader dell’opposizione, ossia i rappresentanti   dell’oligarchia venezuelana. 
La disinformazione del Corriere della Sera 
Il «Corriere della Sera» nel suo articolo   intitolato “Ancora scontri in   piazza a Caracas” da spazio all’opinione dei leader   dell’opposizione per i quali questa mossa di Maduro è un colpo di Stato. 
Per il Corriere della sera far votare i cittadini   per eleggere una Assemblea Costituente, chiamata a decidere l’assetto dello   Stato, è dunque un colpo di stato? 
La manipolazione de «La Repubblica» 
«La Repubblica» in un suo   articolo scriven-do che l'Assemblea verrà votata dalle   corpora-zioni e non a suffragio universale, non sta fa-cendo altro che   disinformare e manipolare. In Venezuela il voto è libero, segreto ed a   suffra-gio universale, in cui votano tutti i cittadini che hanno compiuto 18   anni, iscritti al Consiglio Nazionale Elettroale. Quindi anche per l’elezione   dei rappresentanti dell’Assemblea Costutuente il voto sarà libero, segreto ed   a suffragio universale, come previsto dalla Costituzione. 
Ovviamente anche questo giornale da spazio   all’opposizione ed in particolare a Julio Borges, presidente del   Parlamento e uno dei principali espo-nenti del partito di estrema destra “Primero   Justicia”. Per Borges – secondo quanto riportato da La Repubblica –   questa iniziativa equivale a "una Costituente truffa, inventata solo per   distruggere la Co-stituzione attuale e cercare di fuggire così   all'inesorabile verdetto delle elezioni" che il governo chavista ha   ritardato o sospeso da quando ha perso la maggioranza nel Potere Legislativo,   nel dicembre del 2015.  
Anche La Repubblica, dunque fa passare l’idea che si   tratti di un colpo di stato e di una scusa per conti-nuare ad impedire la   realizzazione di elezioni, sapendo che ormai l’opposizione ha la maggioranza   asso-luta. Ancora una volta bisogna far presente che le elezioni   presidenziali non sono mai state annullate o spostate, essendo previste per   il 2018 e del referendum revocatorio abbiamo parlato sopra. 
Appare evidente l’incongruenza di Borges che i   lettori di questo giornale avranno sicuramente notato: l’opposizione, se come   dice Borges è maggioranza nel paese, avrebbe la maggioranza anche   nell’elezione per l’Assemblea Costituente e quindi come maggioranza potrebbe   decidere l’assetto del nuovo stato, smantellare lo stato chavista e far   approvare la norma che, subito dopo l’approvazione del-la nuova Costituzione,   si procederà all’elezione di tutti i poteri e quindi anche del Presidente   della Re-pubblica. 
L’opposizione se fosse veramente maggioranza   parteciperebbe alla Costituente, prendendo due piccioni con un fava: di un   solo colpo si libererebbe dello stato voluto da Chávez e allo stesso tempo si   liberereb-be di Maduro. 
«Il Messaggero» ed il teatro dell’assurdo 
Anche Il Messaggero   da spazio a Julio Borges, presidente del Parlamento che parla di una   Costituen-te truffa, inventata per cercare di fuggire all'inesorabile   verdetto delle elezioni. Anche al Messaggero sembra di assistere al teatro   dell’assurdo e non se ne rende conto? 
Maduro sta chiamando il popolo alla elezione della   Costituente, cioè sta facendo decidere al popolo l’assetto del nuovo stato e   nel Messaggero si dice che Maduro tenta il colpo di stato. 
Il popolo non   solo sarà chiamato ad eleggere i rappresentanti per l’Assemblea Costituente,   ma potrà inviare alla Costituente stessa tutte le proposte opportune. Che   avranno pensato i lettori di questo gior-nale? 
L’indecenza de «La Stampa» 
La stampa va oltre ogni decenza. Nel suo articolo “Scontri a Caracas   contro Maduro”, La Stampa intervista in esclusiva Henrique   Capriles, che accomuna Maduro a Pinochet! Maduro è un dittatore come   Pinochet? Quel Pinochet dittatore di cui tanto si parlò in Italia in   occasione della finale di Coppa Davis di Tennis fra Cile e Italia nel 1976.   Il dibattito in Italia si diede perché la finale di Coppa Davis si sarebbe   dovuta giocare in uno stadio utilizzato dalla dittatura di Pinochet per   ammazzare centinaia di avversari politici. Il dittatore Pinochet aveva preso   il potere grazie ad un colpo di stato, aveva bombar-dato il palazzo   presidenziale, ammazzato il legittimo presidente del Cile, Salvador Allende e   migliaia di avversari politici; inoltre migliaia furono i desaparecidos del   suo regime dittatoriale. Maduro ha fatto tutto questo? E’ una vera indecenza   pubblicare un articolo in cui qualcuno accomuna Maduro a un Pi-nochet. Il   direttore de La Stampa conosce molto bene la realtà del Venezuela, ma lui e   il suo giornale debbono portare avanti una certa linea politica e far passare   questa indecenza. 
Le incongruenze de «Il Sole 24Ore» 
Anche il giornale economico di proprietà della   Confindustria, Il Sole 24 Ore, terzo giornale più diffu-so in Italia,   dopo Corriere e Repubblica, si schiera ovviamente con l’opposizione.   Nell’articolo Vene-zuela,   Maduro convoca un’assemblea costituente. L’opposizione: «È una truffa»   non solo prende posizione a favore dell’opposione, ma - facendo parlare anche   lui il signor Borges, il presidente del parlamento - ripropone il cliché “che   questa iniziativa equivarrebbe a «una Costituente truffa, in-ventata solo per   distruggere la Costituzione attuale e cercare di fuggire così all’inesorabile   verdetto delle elezioni» che il governo chavista ha ritardato o sospeso da   quando ha perso la maggioranza nel dicem-bre del 2015”. 
Per sfuggire all’inesorabile verdetto delle elezioni   il Presidente del Venezuela propone una elezione Co-stituente? Ma al Sole 24   Ore si rendono conto dell’incongruenza, dell’assurdità che si sta   pubblicando? Il presidente del Venezuela propone l’elezione di una   Costituente in cui se l’opposizione dovesse vincere 
ed ottenere   la maggioranza non solo smonterebbe lo stato voluto da Chávez, ma si   libererebbe anche dello stesso Maduro attraverso una nuova elezione   presidenziale che molto probabilmente si darà pri-ma della elezione prevista   per la fine del 2018! E questo sarebbe il dittaore? Si rendono conto   dell’incongruenza? 
«Il Foglio» spiega come si svolgerà la… truffa   della Costituente (sic!) 
E arriviamo al Foglio che ci   spiega per filo e per segno come si svolgerà la truffa della   Costituente. L’autore dell’articolo anticipa che l’assemblea “sarebbe   composta da 500 membri scelti per metà tra i “movimenti sociali” e per metà   tra le circoscrizioni municipali, tutti ambienti strettamente controllati dal   chavismo”. Magari l’autore dell’articolo, nella sfera di cristallo che ha   consultato ha visto anche i nomi degli eletti e non li ha riportati per   motivi di spazio! 
Innanzitutto, Maduro ha proposto la Costituente   sulla base della Costituzione (Titolo IX. Della   Riforma Costituzionale. Articoli: 340-350). L’articolo 348 prevede   come si convoca l’Assemblea Nazionale Co-stituente ed in particolare prevede   che “L'iniziativa di   convocazione dell'Assemblea Nazionale Costituente può essere presa dal   Presidente della Repubblica in Consiglio dei Ministri” Una delle modlità di convocazione   della Costituente è per iniziativa del Presidente. Quindi nessuna vio-lazione   della Costituzione e nessun colpo di stato come hanno dato ad intendere molti   media. 
In secondo luogo va detto che il   Presidente ha prontamente nominato una commissione presidenziale, in cui   partecipano anche eminenti giuristi, costituzionalisti e professori   universitari, col compito di sta-bilire in modo chiaro il potere   plenipotenziario e la portata di questo potere costituente originario. Do-po   aver stabilito la portata di questo potere, si procederà all’elezione dei   Costituenti, sempre secondo quanto previsto dalla Costituzione, con voto   libero segreto ed a suffragio universale. Il Foglio prima ancora   dell’insediamento della Commisione che fisserà la portata del potere   costituente, pretende spie-gare come saranno eletti i membri della   Costituente! 
Inoltre nell’articolo in questione   attraverso le parole di Luis Florido, definito un alto esponente   dell’opposizione al regime, il Foglio spiega la tragedia del Venezuela.   
Premesso che il sottoscritto pensa che   in Venezuela si stia attraversando una situazione molto difficile, con enormi   problemi, con scarsità di cibo, con file lun-ghissime per comprare alimenti,   con inflazione altissima, tutti problemi vissuti in prima persone dallo scrivente   e riportati più volte (2), la tragedia del Venezuela di cui   parla il signor Florido è però un film di fantapolitica. In Venezuela secondo   Florido l’85,1% vive in povertà, il 72% dei venezuelani ha perso in media 9   kg (sic!) nell’ultimo anno, il 10% dei cittadini fruga nell’immondizia ...   Pren-diamo solo quest’ultimo dato: 10% di cittadini che fruga   nell’immondizia. Caracas ha oltre 4 milioni di abitanti, quindi il   sottoscritto che vive a Caracas ogni giorno do-vrebbe vedere centinaia e   centinaia di persone fare la fila ai cassonetti! E’ una questione matematica,   se oltre quat-trocentomila persone, quasi mezzo milione frugano nei   cassonetti significa che c’è una folla ad ogni cassonetto, magari lottando   fra di loro per chi ha la priorità di rovi-stare! Personalmente ho visto   delle persone frugare nei cassonetti di qualche mercato rionale, dove i   venditori 
buttano   gli scarti di frutta e verdura ma da qui a dire che il 10% della popolazione   fruga nella spazzatu-ra ce ne passa! 
Se l’85% vivesse veramente in povertà,   se il 72% perdesse cosi tanto peso, se il 10% non avesse da man-giare al   punto da essere costretta a frugare nella spazatura, qua ci sarebbe una   rivoluzione! Ci sarebbe un nuovo Caracazo; saccheggi e assalti ai negozi   sarebbero all’ordine del giorno. Invece, a ribellarsi, a scendere in strada   sono solo i ricchi e i ricchi non stanno protestando perchè muoino di fame! 
In Venezuela sicuramente si sta   mangiando male, scarseggiano certi alimenti, per esempio la farina di mais ed   il pane, ma dire che si muore di fame è una esagerazione, se non altro perchè   la stragrande maggioranza delle famiglie, ben sei milioni, ogni mese riceve   al suo domicilio un pacco CLAP con circa 18 Kg di alimenti ad un prezzo   sopportabile (10.500 bs). Il pacco alimentare sicuramente non è suffi-ciente   per una alimentazione soddisfacente. Comunque i cittadini del Venezuela, a   parte il pacco CLAP, possono sempre accedere ad altri alimenti. Magari non   c’è il pane o la farina, ma per sfamarsi qualsiasi persona può ad esempio   comprare un Kg di topocho, o di platano, o frutta come il mango, la guayaba,   o le arance. Tutta questa frutta sicuramente impedisce di morire di fame, è   economica, è buonissima ed è salutare (la guayaba per esempio è in assoluto   la frutta con più vitamina C; contiene 6 volte la vitamina C contenuta nelle   arance ed il doppio della vitamina C contenuta nei kiwi). 
In quanto all’inflazione, in Venezuela   c’è sicuramente l’inflazione più alta del mondo, ma è anche vero che salari e   pensioni sono periodicamente adeguati, permettendo di recuperare almeno   parzialmente il potere d’acquisto. In questi articoli non si parla mai che a   fronte di una inflazione altissima, gli stipendi comuqnue sono rivaluati; si   fa passare l’idea che gli stipendi rimangano completamente fermi, come in   realtà accadeva nella IV Repubblica. 
Gli stipendi, oggi sicuramente non   permettono una vita dignitosa come due o tre anni fa, ma affermare che in   Venezuela si muore di fame è una esagerazione. Se fino a due o tre anni fa   qualsiasi cittadino poteva permettersi tranquillamente di fare le vacanze,   comprarsi un computer, mangiare al ristorante, ecc... oggi tutto questo è   stato fortemente ridotto; e questo sta passando in molte famiglie, ma   afferma-re che il 72% muore di fame e perde circa 10 Kg in un anno è una   esagerazione.  
Tra l’altro bisogna aggiungere che   molti servizi pubblici sono quasi gratis o addirittura gratis: la   Televi-sione via satellite statale (CANTV) costa 190 bs al mese; per Telefono   e alta velocità Internet (CANTV) lo scrivente spende meno di 400 Bs; per   l’elettricità spende circa 50 bs; il gas recentemente è stato au-mentato da 9   a 100 bs al mese; la metropolitana costa 4 bs; alcune linee della   metropolitana o della fu-nivia sono gratis, come la Linea 7 (Buscaracas); la   benzina costa 4 bs il litro. Per avere una idea, il sala-rio minimo in   Venezuela dal primo maggio passa ad essere 200.021 Bs. 
Conclusione: la lotta di classe in Venezuela 
Questa la situazione del Venezuela, dove emergono   con chiarezza gli interessi inconciliabili tra le classi sociali; dove la   lotta di classe, la lotta della classe alta e media per poteggere i propri   interessi (minac-ciati da un governo che attua una ridistribuzione più equa   delle risorse del paese fra tutte le classi socia-li) si sta trasformando in   manifestazioni violente che potrebbero sfociare in aperta guerra civile.   Infine, vediamo che gli interessi di classe si trasferiscono anche a livello   internazionale con la solidarietà di classe delle oligarchie internazionali,   proprietarie dei principali mezzi di comunicazione di massa, che manipolano   tutta l’informazione proveniente dal Venezuela per trasmettere l’idea che il   paese è gover-nato da un feroce dittatore, golpista, incapace, inefficiente,   corrotto, che reprime ed ammazza impu-nemente dei pacifici manifestanti.   Mentire è manipolare, veritare è rivoluzionare. 
Note 
(1) Chavez si definiva socialista e rivoluzionario, anzi   socialista, bolivariano, cristiano ed anche marxista (Vedasi Youtube, Url: https://www.youtube.com/watch?v=fqV1BpDxy6c).   Spesso parlava di Cristo come il primo socialista della storia (Youtube  https://www.youtube.com/watch?v=hlAiLgAnz0A   e https://www.youtube.com/watch?v=kvHV9tFPGOw)   e definiva la sua rivoluzione boliva-riana “profondamente cristiana”. Chavez   ha sempre parlato di una transizione verso una so-cietà socialista da   attuarsi attraverso un processo democratico; sosteneva la necessità di un   programma di graduali riforme del sistema capitalistico, al fine di rendere   quest'ultimo più equo e con l’obiettivo di trasformarlo, nel lungo periodo,   in una società socialista. Durante la sua attività politica ha realizzato   programmi in materia di educazione e salute; ha esteso la sicurezza sociale   col fine di limitare la povertà e proteggere i cittadini dalla perdita di   potere di acquisto a causa della disoccupazione, delle malattie o   dell’inflazione; ha adottato una tas-sazione progressiva, riducendo le tasse   per i più poveri e adeguando anche l’IVA, l’imposta sui consumi che colpisce   soprattutto le classi più deboli e che per tale motivo veniva forte-mente   ridotta fino al 9% (oggi è al 12%) per la maggior parte dei prodotti, mentre   veniva az-zerata per alcuni beni di prima necessità, che ancora oggi sono   appunto esenti da IVA; ha emanato leggi a tutela dell’ambiente (basti pensare   alla legge che proibisce la pesca a strasci-co, che tanto danno produce alla   fauna marina) e leggi a tutela dell’immigrazione e del mul-ticulturalismo   (basti pensare agli oltre 5 milioni di colombiani che hanno trovato rifugio   in Venezuela). Definisco Chávez socialdemocratico (e per estensione anche   Maduro, come suo successore) perchè i suoi obiettivi politici, appena   descritti, coincidono sostanzialmente col movimento socialdemocratico. 
(2) Vedasi per esempio l’articolo “La carta igienica   come strumento di pressione politica”, o “Venezuela:   tentativi di colpi di stato, guerra economia, PIL, debito pubblico e riserve   inter-nazionali” o “Emergenza in   Venezuela tra siccità, scarsità di cibo, guerra economica ...”.